Sala 23 - Italia: Triennio 1859-1861: controffensiva moderata e occupazione del Centro-Sud 1860 |
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La vittoria dei garibaldini fu neutralizzata e sfruttata a proprio vantaggio dai moderati cavouriani, repentinamente convertiti a un programma unitario esteso all’intera penisola, e pronti a riprendere l’iniziativa. La spedizione militare nell’Italia centrale e meridionale, attraverso le Marche, l’Umbria e le Due Sicilie, guidata personalmente da Vittorio Emanuele II, portò all’annessione, ratificata dai plebisciti, anche di questi territori. Dopo aver colto i frutti militari dell’iniziativa garibaldina i moderati affermano così anche la loro egemonia politica.
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Sezione 1. Invasione delle Marche, dell’Umbria, del Regno di Napoli 11 settembre 1860 - 20 marzo 1861 |
Soprattutto per liquidare il governo garibaldino e, in subordine, per eliminare le ultime resistenze borboniche, l’11 settembre 1860 le truppe regie varcarono la frontiera pontificia. La campagna sul piano militare fu poco impegnativa. Ma fu molto celebrata per il significato politico di ristabilire l’egemonia moderata sul movimento nazionale, oltre che come contraltare alla spedizione garibaldina. Riprende qui il racconto per immagini affidato alle tempere di C. Bossoli, la cui narrazione prosegue sino all’ultimo episodio della resistenza borbonica, a Civitella del Tronto il 20 marzo 1861, tre giorni dopo la nascita del Regno d’Italia. |
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Sezione 2. Episodi e personaggi della campagna militare |
Affiancano le tempere di Bossoli anche in questa sala la pittura di storia, per esempio di M. d’Azeglio e R. Pontremoli, e la scultura di V. Vela e A. Balzico. È evidenziata altresì la funzione propagandistica affidata alla litografia, come nel caso della celebrazione di una fratellanza che non esisteva tra soldati regolari e garibaldini.
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Sezione 3. La celebrazione dei caduti |
Durante la spedizione al Centro-Sud, caddero a distanza di pochi mesi uno dall’altro i due giovani fratelli
Alfredo ed Emilio Savio, appartenenti a un’importante famiglia torinese. La coppia di fratelli divenne
presto uno dei simboli del sangue versato per la patria, con in più il legame della fratellanza come i
mazziniani Attilio ed Emilio Bandiera e i garibaldini Ernesto, Luigi, Enrico e Giovanni Cairoli. I Savio
non erano volontari e furono così assunti a simbolo dell’eroismo, del senso del dovere, del patriottismo
dell’esercito regio. La memoria privata divenne pubblica con il dono tra il 1905 e il 1908 del reliquario fatto
dalla famiglia al Museo di Torino. Il culto laico delle reliquie dei caduti e la creazione di un martirologio patriottico furono, dopo l’unificazione, un segmento importante della più generale operazione di “fare gli italiani”, per sviluppare un senso di appartenenza nazionale e di fedeltà alle istituzioni del nuovo stato. |
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Sezione 4. Annessioni e plebisciti |
I plebisciti si svolsero il 21 ottobre 1860 nel Mezzogiorno continentale e in Sicilia, il 4 novembre nell’Umbria e nelle Marche.
Essi ratificarono massicciamente le annessioni. Le modalità e il contesto con cui si svolsero le votazioni furono ben diversi
da quelli del marzo 1860 in Emilia e Toscana. Ora erano ancora in corso operazioni di guerra e alcune zone erano coinvolte
in insorgenze contadine e brigantaggio. Infine il metodo di votazione adottato non offrì neppure la generica alternativa di
un regno separato presentata agli elettori toscani e padani. Il quesito contemplava solo un sì o un no all’Italia unificata sotto
Vittorio Emanuele. I brogli e le intimidazioni poi furono numerosi, in aggiunta alla stessa non segretezza del voto. Tuttavia
tali plebisciti non vanno ritenuti atti soltanto formali privi di valore politico. A volere l’annessione era la maggioranza dei
ceti medio-alti per uscire dalla provvisorietà del governo garibaldino, e nello stesso tempo per evitare il ritorno dei Borbone.
Ciò non toglie che già molti contemporanei settentrionali fossero consapevoli che l’unità al Mezzogiorno fu imposta. |
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